Recentemente ho visto un caso interessante che mi dà lo spunto per parlare di DACRIOCISTITE, un problema che può colpire bambini piccoli (entro il primo anno di vita) o persone anziane.
Sul bordo delle palpebre, vicino al naso, ci sono 2 orifizi piccoli che servono al drenaggio delle lacrime. In altre parole il liquido lacrimale, prodotto da numerose ghiandole sparse sulla superficie interna delle palpebre e nell’angolo sterno dell’orbita, viene assorbito da canalini che iniziano il loro percorso sul bordo palpebrale e lo finiscono nel naso e in gola. É per questo che, quando piangiamo, ci soffiamo anche il naso. Quando questi canalini sono chiusi, il liquido lacrimale fuoriesce, bagna e irrita la pelle e offusca la vista. Non è una patologia grave, ma fastidiosa. Questo si verifica soprattutto in età avanzata e si accentua quando l’occhio è colpito da aria fredda.
Questa lacrimazione viene definita “EPIFORA”, per distinguerla dalla lacrimazione provocata da un eccesso di produzione (pianto o riso) o da un’infiammazione (congiuntivite). In questi casi l’oculista tenta di riaprire i canalini e quasi sempre ci riesce. Talora però è necessario intervenire chirurgicamente perchè il ristagno del liquido lacrimale nel sacco situato vicino al naso può andare incontro a formazione di pus. Si forma allora un ascesso dolente, visibile sulla guancia, sotto l’occhio e vicino al naso, che necessita di terapia antibiotica ed eventualmente di svuotamento chirurgico.
La stessa cosa può verificarsi nella prima infanzia, a causa di un restringimento congenito dei canalini lacrimali. Il bambino continua a “piangere”, a versare lacrime, ma l’occhio non è arrossato e il bambino non ne è disturbato. Può però formarsi un pò di pus in corrispondenza dell’angolo nasale dell’occhio e la situazione può risolversi se si preme delicatamente fra naso e occhio, aiutando il pus ad uscire. Se la cosa non si risolve, bisogna aprire i canalini con un piccolo ago ma, mentre questa manovra peraltro non dolorosa, viene fatta nelle persone adulte in ambulatorio, nei pazienti piccoli invece necessita di anestesia.