In Italia il 3% della popolazione (circa 2 milioni di persone) ha un deficit visivo grave.
Se ci sentiamo in dovere di aiutare una persona non vedente a superare un ostacolo o ad attraversare la strada, non dobbiamo essere spinti dalla pietà o dal bel gesto, ma da un sentimento di amicizia, di confidenza, di altruismo incondizionato: il non vedente ci ripagherà con una fiducia totale, “cieca”, perché “vedrà” e sentirà la nostra vicinanza.
Egli ha imparato ad acuire gli altri sensi e a percepire le nostre espressioni, le nostre incertezze e le nostre sicurezze. Per cui dovremo essere semplici, sinceri e sicuri.
“Mi scusi, ha bisogno di aiuto?”
“Si, grazie”
“Mi chiamo Mario, si appoggi al mio braccio e mi segua”.
- Non bisogna prenderlo per un braccio e spingerlo, ma fare in modo che lui stia al nostro fianco e segua.
- Segnaliamo per tempo uno scalino, un ostacolo.
- Aiutiamolo ad usare le banconote (con le monete si arrangia meglio).
- Portiamolo davanti alla porta di una, spiegandogli come sono disposti il wc e il lavandino, e aspettiamolo fuori dalla porta di una toilette.
- Rispettiamo rigorosamente i segnali stradali (strisce, semaforo) e accompagnamolo porgendo il braccio e alzando l’altro braccio per avvisare auto, moto e bici in arrivo.
- Se lo trasportiamo in auto, aiutiamolo ad agganciare la cintura di sicurezza. Se lo accompagnamo in treno o in bus, indichiamogli il posto da sedere e quello per il bagaglio.
Ricordiamo che il non vedente è una persona che vuol vivere con normalità, non desidera pietà né privilegi.
Se vogliamo diventare uomini-guida, instauriamo un rapporto di umanità, che diventerà amicizia e che sarà ripagato dall’esperienza del non vedente, ricca quanto la nostra. Per noi vedenti è una prova, una sfida, che ci farà crescere. Quante cose vedremo accompagnando un ipovedente, alle quali non avremmo mai fatto caso! In quanti modi potremmo spiegare la realtà, che prima ci limitavamo a guardare e basta. Capiremo che per guidare bene è necessario farsi guidare bene, stare attenti alle sue esigenze e ai suoi gusti, in modo da trasmettere serenità e tranquillità. Sarà lui stesso a dirci se è un non vedente dalla nascita o se lo è diventato in età adulta, e così facendo capiremo come descrivere l’ambiente circostante.
- Se il non vedente è accompagnato da un cane guida, ricordiamo di chiedere sempre prima alla persona il permesso di accarezzarlo o dargli da mangiare o dargli indicazioni, perché altrimenti si rischia di distrarre il cane dal suo compito. Si tratta di cani molto ben addestrati, che possono e devono entrare dappertutto, non sono aggressivi, sono puliti, non devono essere spaventati da chi guida o da altri cani, hanno il diritto di passaggio, non pagano il biglietto.
Se vogliamo diventare volontari più esperti, contattiamo l’Unione Italiana Ciechi o il Gruppo Sportivo Non Vedenti o il gruppo Alpini Guide Non Vedenti (premiato dal Presidente della Repubblica il 7 febbraio2020).
LO SPORT PER I NON VEDENTI
Praticare sport è particolarmente importante per il non vedente, per il suo benessere psicofisico e la sua autostima. Possiamo diventare compagni-guida per il tandem, lo sci da fondo, la canoa, il nuoto, l’equitazione, le escursioni in montagna, il nordic walking, le gite culturali. A unire e far crescere le persone sono proprio le differenze (la omologazione è noiosa ). Dai limiti di ciascuno si fa leva per cercare qualità e valori che ci fanno vivere con maggior soddisfazione.
L’amicizia con un non vedente ti fa vedere insieme, con gli occhi dell’anima. (“Guida per guidare persone non vedenti” di Carmelo Rigobello, che ha dato dimostrazione di tutto il suo amore per la cultura, l’arte, lo sport e di tutta la sua umanità).
Io mi sento onorato e orgoglioso di conoscere una persona non vedente come Sebastiano Buccieri, già presidente del gruppo sportivi non vedenti di Vicenza: sportivo, amante della vita, delle relazioni e grande esempio per tutti noi!