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I super poteri di chi è affetto da TETRACROMATISMO

Leggo sul Corriere della Sera del 31 gennaio 2021 un articolo che parla del caso di una donna affetta da TETRACROMATISMO. Non si tratta di una malattia, ma di una particolare variante genetica che consente, a chi ne è portatore, di avere una capacità di distinguere i colori 100 volte superiore alla media.

Il caso è già stato reso noto qualche anno fa, ma merita di essere ripreso. La donna, di origini italiane, vive in California, è un’artista, dipinge e insegna Arte. Fin da bambina riusciva a dipingere con una fantasia e un’originalità fuori dal comune. Si è resa conto della sua dote particolare solo più tardi quando, cercando di far notare ai suoi alunni la varietà di colori esistenti nell’ambiente, in realtà li vedeva solo lei.

“Scorgete la luce sull’acqua?”

“Riuscite a vedere quel rosa luccicante su quella roccia?”

“Percepite il rosso sul bordo di quella foglia lì?”

Tutte le cose le appaiono più ricche di colori di quello che percepiscono gli altri.

 

Andiamo ad approfondire la materia in oggetto

La maggior parte di noi possiede tre tipi di recettori retinici, chiamati CONI, responsabili della visione centrale, diurna, a colori. Essi sono sensibili al Rosso, al Verde e al Blu. L’aggiunta di un quarto recettore aumenta a dismisura la capacità di cogliere nuovi colori, che non possiamo neanche concepire. La nostra paziente, artista, ha tratto vantaggio da questa sua dote, dipingendo quadri, scegliendo le tinte dal mosaico di colori che i suoi occhi le inviano. A volte, però, questa sovrabbondanza di colori può diventare un guaio, se il soggetto si trova in un ambiente già coloratissimo.

Altre curiosità

La maggior parte dei “tetracromatici” è di sesso femminile mentre, al contrario, la maggior parte dei daltonici è di sesso maschile. Nei daltonici c’è una alterata percezione dei colori che può riguardare l’incapacità di vedere il rosso, il verde o, più raramente il blu o tutti e tre. In questi casi c’è un malfunzionamento dei coni. Scoprire il daltonico è abbastanza facile per un oculista, mentre non si può dire per il tetracromatico.

Proprio per sottolineare la trasmissione genetica di queste particolarità visive, concludiamo informandovi che la figlia della nostra artista è daltonica.

La fatica di osservare e ricordare

Ho trovato interessante un articolo del regista Davide Ferrario sulla difficoltà che spesso incontriamo nel guardare e nel memorizzare tutto ciò che vediamo. Ho aggiunto qualche mia considerazione, tenendo conto anche del mio fattore età che comprende una certa dose di amnesia senile fisiologica. Però è anche vero (sono stati fatti esperimenti su una popolazione studentesca giovane) che il cervello, oggigiorno, fatica a ricordare le immagini viste, sia perché sono troppe, sia perché c’è un deficit di attenzione.

Per esempio, a tutti noi capita di iniziare a rivedere un programma tv registrato per poi scoprire che l’avevamo già visto.

Siamo ormai bersagliati da troppi stimoli visivi che portano ad una perdita di concentrazione. E’ stato accertato che se stiamo guardando uno schermo suddiviso in tanti piccoli riquadri o meglio, in tanti piccoli schermi, e poi li spegniamo tutti tranne uno, la nostra attenzione non rimane del tutto concentrata su quell’unico riquadro, ma rimane aperta anche a tutti gli altri schermini neri. Può sembrare una elasticità mentale ma è piuttosto una incapacità a concentrarsi su un unico punto. Cominciando questo comportamento (multitasking, cioè fare più cose contemporaneamente) fin da giovani, si rischia di perdere non solo parte di memoria ma anche la capacità di discutere di un singolo problema e la proprietà di linguaggio corretto. Di recente, purtroppo, la DAD cioè la didattica a distanza, ha messo in luce notevoli carenze in materia di apprendimento da parte degli studenti perché non sufficientemente concentrati.

In ambito cinematografico “noi di una certa età” ci ricordiamo il Cinemascope cioè la proiezione di un film su un grandissimo schermo, che ci faceva tenere il mento all’insù e gli occhi sbarrati. Attorno allo schermo c’era però il buio e le immagini proiettate mostravano per lo più azioni lente. Se il film non ci interessava, facilmente cadevamo in preda al sonno, anche se eravamo circondati da un migliaio di spettatori silenziosi e invisibili. Ora, se entriamo in un multisala, lo schermo è grande, il suono è forte, le immagini sono veloci, gli spettatori presenti sono pochi e buttano un occhio al film e uno allo smartphone (non c’è più il buio in sala). In compenso adesso gli spettatori non fumano. Le immagini rapide del film e il multitasking non giovano alla memoria, e il film viene ricordato meno. Dal Cinemascope siamo passati allo schermo tv e poi a quello del pc, del tablet e dello smartphone. Si restringe la grandezza dello schermo e si restringe ulteriormente il numero degli spettatori (uno). Paradossalmente siamo portati a cercare più i particolari che non il senso generale. Talvolta mi capita di guardare anch’io una partita di tennis al telefono e mi illudo di vedere la pallina. Poi penso ad Antonioni e a Tati che hanno girato sequenze di tennis senza pallina, e mi viene da sorridere!

Ci stiamo abituando a guardare con lo schermo e non con gli occhi. Una volta il cameramen inquadrava una scena chiudendo un occhio e incollando l’altro sul mirino-cannocchiale, sotto un telo nero, così da escludere tutto ciò che era al di fuori della scena principale. Ora inquadriamo la scena con il cellulare, ingrandiamo o alteriamo l’immagine filmata e contemporaneamente teniamo aperta l’attenzione a ciò che sta al di fuori della scena. La realtà rischia di diventare l’immagine dello smartphone. Solo se questa viene filmata, siamo certi che esista l’oggetto della nostra attenzione. Il buon Antonioni aveva già previsto che la cosa fotografata era più vera di quella reale, che l’occhio sarebbe stato un testimone meno attendibile della macchina fotografica. Ora, per essere ancor più sicuri di certificare il vero, l’esistente, ci facciamo il selfie che testimonia la nostra presenza in una scena e soprattutto la veridicità della scena. In altre parole non ci fidiamo più della nostra memoria. Il nostro sguardo si è indebolito, quindi non è più capace, da solo, senza la tecnologia, di comprendere e modificare il mondo.

Lo schermo è diventato lo strumento che può intervenire sulla realtà. Non è più una barriera, una difesa (come il suo significato etimologico), una superficie dove si proietta la realtà: è la realtà stessa. Ricordo che negli anni ’80 una serie televisiva inglese proponeva un finto personaggio chiamato Max, creato al computer, che irrompeva sugli schermi delle tv domestiche e impartiva ordini alle persone. Lo schermo era una persona.

Penso che sarà meglio osservare e guardare una cosa alla volta, senza fretta, almeno per ciò che riteniamo importante. Lasciamo la visione rapida e dispersiva per quelle situazioni (tipo i videogiochi) che non sono fondamentali per la vita. Affidiamo pure i ricordi di certi momenti ai video e ai selfie, ma gustiamoci il momento in cui un fatto avviene. La foto delle Tre Cime di Lavaredo è utile per rinfrescare la mia memoria, per attribuire una data ad un evento, ma le emozioni che provo quando osservo da vicino quello spettacolo dolomitico solo gli occhi me le danno.

Ai piedi delle Tre Cime mi sento parte di un Universo, la foto mi fa sentire un turista.

 

Lo sapevate che entro il 3° anno di vita la vista raggiunge i 10/10?

LA VISTA NEI NOSTRI FIGLIOLYMPUS DIGITAL CAMERA

Entro il 3° anno di vita dei vostri figli la loro vista raggiunge i 10/10, lo sapevate? Ciò significa che durante la gestazione e nella prima infanzia l’occhio si forma e progredisce continuamente nel suo sviluppo funzionale. Il neonato mostra soltanto una reazione riflessa alla luce e al buio, nei mesi successivi segue gli oggetti grandi in movimento, poi riesce a coordinare i movimenti degli occhi, intorno all’anno vede bene i dettagli e infine la vista si sviluppa in tutte le sue funzioni entro il terzo anno di vita.

Il primo contatto fra neonatologo e neonato serve per diagnosticare o escludere le malattie congenite oculari.

Le più frequenti sono la cataratta e il glaucoma.

La CATARRATA che normalmente è una malattia tipica dell’invecchiamento, si può ereditare geneticamente o essere collegata a alterazioni cromosomiche (mongolismo) oppure può essere un danno contratto dalla mamma in gravidanza (rosolia, radiazioni, sostanze tossiche). Come si intuisce questa malattia? Nella pupilla si vede un riflesso grigio, invece che rosso. Come si deve procedere? Il cristallino opacato va rimosso chirurgicamente per permettere ai raggi visivi di raggiungere la retina, altrimenti non verrebbe stimolata.

Il GLAUCOMA, anche questa più frequente nell’età adulta, consiste in un aumento della pressione intraoculare che sfianca dall’interno la struttura dell’occhio, per cui il neonato presenta occhi molto grandi con un riflesso bluastro. Anche in questo caso la cura è chirurgica per evitare i danni al nervo ottico.

OLYMPUS DIGITAL CAMERAUna condizione particolare è quella dei NATI PREMATURI che vengono sottoposti a cure intensive, visto il loro scarso peso, in culle ad alto tenore di ossigeno, ma possono andare incontro ad un incompleto sviluppo degli occhi, per cui la loro retina presenta cicatrici e distacchi tali da compromettere la visione. Un consiglio? Tornato a casa dall’ospedale il piccolo può essere controllato dai genitori che staranno attenti se il bambino segue con lo sguardo oggetti colorati in movimento a 30-40 cm di distanza e tenta di afferrarli. Si può provare anche a coprire un occhio del bimbo e vedere se reagisce in modo normale o se troppo irritato tentando subito di togliere la mano. Questa manovra permette di scoprire l’AMBLIOPIA, cioè l’occhio pigro che vede meno perchè ha un difetto di refrazione. In questo caso, se si scopre il difetto nei primi anni di vita, il piccolo recupera il visus. Cosa fare quindi? Consiglio di quantificare le diottrie necessarie per correggere il difetto e, per far questo, bisogna mettere un collirio (atropina) che dilata le pupille e paralizza temporaneamente i muscoli intraoculari. In tal modo l’oculista prescrive la lente adatta e l’occhiale va usato a permanenza. L’ambliopia talora si manifesta facendo diventare strabico il bambino: un occhio (quello che vede meno) è deviato di solito verso l’interno, dapprima saltuariamente (controllare le foto fatte senza che il bambino se ne accorga) poi in maniera costante. E’ un occhio pigro, che il cervello mette a riposo ma, se lasciato così, si abitua a veder meno. Va allora raddrizzato e messo in condizione di veder bene con la lente giusta. Se non recupera totalmente, conviene bendare l’occhio migliore per costringere il più debole a lavorare di più. I genitori devono osservare se il piccolo fissa il volto della mamma e degli oggetti in movimento, se sembra strabico, se cammina sicuro senza sbattere contro gli ostacoli, se avvicina troppo gli oggetti al viso, se gli dà troppo fastidio la luce, se tiene il capo inclinato, se si stropiccia spesso gli occhi, o se lacrima molto. In quest’ultimo caso, può trattarsi della STENOSI CONGENITA delle vie lacrimali: il piccolo presenta sempre una lacrimuccia e ha gli occhi appiccicati o incrostati. Il liquido lacrimale non riesce ad imboccare i canalini posti sulle palpebre vicino al naso perchè troppo stretti e fuoriesce o si accumula all’angolo interno dell’occhio sottoforma di crosticine di pus. Si consiglia di mettere un collirio antibiotico, di lavare bene le palpebre e di massaggiare alla radice del naso. Se i puntini non si dilatano conviene sottoporre il piccolo a breve anestesia per aprire i canalini con un sondino.

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Mangiare bene protegge la vista

Svolgere attività fisica, riposare il corpo e la mente, non fumare, limitare l’alcol e privilegiare alcuni cibi sono regole fondamentali. Tutti sappiamo, fin da bambini, che le carote “fanno bene alla vista”, perchè sono ricche di vitamina A, indispensabile per il funzionamento dei coni e dei bastoncelli retinici: questa vitamina migliora la visione quando c’è poca luce ed aumenta la produzione di lacrime.

Ma esistono molti altri nutrienti che hanno proprietà benefiche per gli occhi: Uova e latte contengono anch’essi vitamina A e contengono pure la Luteina, sostanza antiossidante presente nella macula retinica, che ci fa vedere i particolari, i dettagli. La luteina è contenuta anche nelle verdure verdi, nel grano, e ci protegge dalle radiazioni UV.

Altri antiossidanti (cioè sostanze che puliscono, allontanano i prodotti dannosi del metabolismo, i nostri rifiuti tossici) sono la vitamina C e E. Agrumi, mirtilli, peperoni, cavoli ne sono ricchi. Cosa c’è di più naturale di una spremuta d’arance nel periodo invernale? Queste due vitamine ad esempio prevengono la formazione della cataratta. Invece le vitamine E e la B2 proteggono muscoli e nervi, soprattutto quelli oculari, e allora mangiamo pure mandorle, soia, zucca, cereali integrali.

dieta-piramide-alimentarePer non parlare di tonno, trota, ardine, aringhe, crostacei, pesce azzurro, salmone, vera miniera di acidi grassi omega3 e Zinco (indispensabili nel corretto funzionamento della retina e dei nervi). Le Verdure verdi (cavolo, spinaci,broccoli) sono ricche di zeaxantina (macula). Le verdure arancioni e gialle (carote, meloni, peperoni) contengono molti pigmenti e le vitamine A, C ed E. Le uova sono una miniera di aminoacidi, lecitina, luteina, omega3. Mandorle, noci, frutti di bosco, uva non dovrebbero mai mancare. Il thè verde e l’olio d’oliva per fare altri esempi sono dei fantastici disintossicanti. E per i golosi, la cioccolata fondente fornisce flavonoidi, ottimi per la circolazione.

Con una sana alimentazione noi diminuiamo il rischio di andare incontro a molte malattie, ma esiste sempre purtroppo il rischio dovuto alla predisposizione genetica, all’ambiente, ai traumi e alle infezioni. Ma un corretto stile di vita ci rende comunque più forti contro le avversità.

Ricordiamo inoltre che sono da privilegiare frutta e verdura di stagione, di produzione locale, consumate fresche. In certe condizioni di maggior fabbisogno (gravidanza, convalescenza, fatica) dobbiamo mangiarne di più.

Ultima regola aurea per mangiar bene e migliorare la salute psico-fisica: MANGIARE IN COMPAGNIA!