Intervista ad un vero sportivo

Famiglia, impegno sociale e sport sono la sua ragione di vita…superando grandi difficoltà

Con enorme piacere ho conosciuto qualche settimana fa Sebastiano, 64 anni, sposato con 2 figli trentenni, Presidente del Gruppo Sportivo Non Vedenti di Vicenza. Sebastiano ha una malattia congenita che si è manifestata intorno ai 30 anni provocando gravi difficoltà  nella visione serale e restringimento del campo visivo (cioè vedeva abbastanza bene diritto, ma non ai lati). “Ho studiato e lavorato in Svizzera, anche come piccolo imprenditore, ma quando la vista è stata troppo compromessa ho lavorato in una banca come telefonista. Da circa 6 anni sono non-vedente: talora mi sembra di avere bagliori di luce bianca alternati a momenti di nero assoluto. Devo ringraziare l’UIC (Unione Italiana Ciechi) e i miei familiari per l’aiuto che ho ricevuto e per aver rinforzato il mio carattere, perchè senza la forza di volontà  non si esce dalla disperazione. La cecità è un fatto psicologico: all’inizio bisogna decidere se accettarla o meno e se la si accetta bisogna darsi da fare, bisogna credere e dire FACCIO CIO’ CHE POSSO, INSIEME AGLI ALTRI, PER VIVERE UNA VITA NORMALE. AMMETTO CHE LO SPORT MI HA AIUTATO PERCHE’ FA STAR BENE E RENDE LIBERI. Allora ho deciso di impegnarmi nel gruppo sportivo dei ciechi e di praticare regolarmente trekking, sci da fondo e soprattutto IL CICLISMO, la mia passione. Pedalo in tandem insieme a tante guide vedenti che si alternano e sono tutte disponibili e molto preparate. Quando però sono impegnato in gare ciclistiche mi guida Giorgio, un ex corridore professionista, con cui ho partecipato a gare a cronometro e in linea ottenendo ottimi risultati. Abbiamo inoltre partecipato a lunghe gite, come quando siamo andati da S.Bonifacio a Roma, abbiamo visitato la città  e i colli circostanti, e poi abbiamo fatto ritorno in Veneto. Altrettanto meravigliosa come esperienza la camminata a Santiago di Compostela e Porto-Fatima”.

 

Lei e il suo compagno di tandem: tra di voi un rapporto di fiducia costante.

“Sì è proprio così: siamo molto affiatati, per cui non servono molte parole. Io seguo l’andamento della pedalata e assecondo i suoi movimenti, così come fa il passeggero di una moto. Capisco quando devo spingere sui pedali o quando posso rallentare, quando mi piego su un lato o mi devo fermare: in questo caso l’affiatamento è indispensabile ad esempio quando dobbiamo slacciare i pedali e mettere giù a terra lo stesso piede, altrimenti si cade. Ovviamente il pericolo di cadute e incidenti è maggiore sulle strade più trafficate, in città , ai semafori e alle rotatorie. Ma io ho una fiducia assoluta nel mio partner. Anzi, Le dirò che se stiamo gareggiando non ci parliamo proprio e pensiamo solo a spingere sui pedali.”

Ma il suo compagno non le parla del paesaggio che state attraversando?

“Certo, e quello che lui descrive io lo integro con i suoni, i rumori, gli odori, i profumi, le correnti d’aria e il vento. Cosa diversa poi è se il paesaggio l’ho già  percorso da vedente o se si tratta di un posto nuovo. Adesso è bello sentire il profumo della vendemmia nei campi!” Così come quando pedalava nello Jura, terra di grandi vini! “Certo (sorridendo) e i profumi erano diversi…”

A 58 anni Sebastiano da ipovedente è diventato non vedente. Da una condizione di autonomia a quella di dipendenza dagli altri. Come ha vissuto questo cambiamento? E’ diventato più facile fidarsi delle persone?

“Il passaggio dalla condizione di ipovedente a quella di non-vedente, nel mio caso, è stato graduale e, purtroppo, previsto. Sapevo che sarei diventato cieco e mi ero preparato. Avevo già  temprato il mio carattere. L’impatto non è stato così traumatico, per cui dovevo solo continuare a comportarmi come prima”.

Mi sento fortemente emozionato… perché il signor Sebastiano mi ha fatto vivere un’esperienza coinvolgente, umana, nonché professionale: si è reso disponibile per rispondere ad altre domande che abbiamo deciso di pubblicare nel prossimo numero di Sportivissimo!!! A presto! Dr. Angelo Pietropan